Corve costituisce il secondo capitolo di Voci Arcaiche, progetto multidisciplinare dedicato alla riemersione e alla rielaborazione di narrazioni, ritualità e tradizioni che la storia colonialista ha marginalizzato, deformato o cancellato. L’intervento si sviluppa a partire da una pratica situata: il ritorno nei luoghi d’origine dei racconti per riattivarne le stratificazioni simboliche, politiche e immaginative.

La performance prende come primo nucleo la cronaca del 1320, anno in cui una massiccia calata di corvi oscurò il cielo di Viterbo. La tradizione attribuisce alla Madonna Liberatrice il gesto apotropaico di ricacciarli nelle acque solforose del Bullicame, percepite allora come soglia verso l’Ade.

A questo episodio si intreccia la redazione del Malleus Maleficarum sul finire del Quattrocento: il trattato inquisitorio che sistematizzò categorie di colpa, dispositivi punitivi e procedure giudiziarie nei confronti delle presunte streghe, rivelando l’apparato di potere che regolava tali accuse.

Corve mette in relazione questi materiali eterogenei per interrogare persistenze iconografiche, genealogie del controllo e forme di resistenza sotterranea. Attraverso sound design, voce e azione performativa, l’opera costruisce uno spazio percettivo in cui mito, storia e immaginario rituale vengono riattivati come strumenti critici nel presente.

Brano “Corve Semo” di Viola Buzzi tratto dal disco “La città dei Papi”, di Viola Buzzi.
Sound design di Francesco De Sanctis
Video di Jasper Marc Delos Santos Paches